venerdì 16 luglio 2010

Consider-dizioni.

Piazza di Spagna, stazione metro A, ore 20 passate da un pezzo. Nell'attesa del prossimo treno esausta mi siedo su una panchina, e per disattenzione urto la borsa di una bellissima ragazza. Mi scuso, lei nello sguardo è più stanca di me, abbozza un sorriso. Io: "Commessa?". Ed ovviamente è una collega. E' alta poco più di 1.70, mora, occhi verdi e sensuali, abbronzatura perfettamente ambrata, magra, slanciata, mani delicate e unghie curatissime. Indossa un abitino fiorato corto a fascia, dei sandaletti flat molto carini, abbraccia mollemente la sua maxi-bag color cachetta, unica pecca del look (mica possiamo essere sempre perfette...). Iniziamo a parlare, e subito noto quanto il suo accento strida fortemente con il resto. La giovane lavora per una boutique molto, molto importante (guardate l'immagine sopra: se non capite, chiudete questa pagina e per favore non tornateci più!), dove la "bella presenza" è essenziale. Chiacchieriamo di quanti giapponesi e cinesi siano entrati oggi in negozio da lei, mentre da noi erano tutti russi, e non posso fare a meno di sentirmi disturbata dal terribile flettersi musicale delle sue frasi, dell'uso corretto della grammatica deturpato da questa costante nota rurale.

Ora, la lingua italiana è bella perché varia, ed anche io ogni tanto mi confondo e chiudo le vocali che vanno aperte (colpa dell'essere cresciuta in Padania) o apro quelle che andrebbero chiuse (causa contaminazioni meridionali varie ed eventuali). Ma una commessa di tale livello spero non si abbandoni a certe cadute come queste! Probabilmente la giovane e bella collega una volta timbrato il cartellino d'uscita, abbassa le difese linguistiche e torna in campagna anzitempo (e lo spero per lei). Non di rado però, capita di entrare in boutiques che richiedono "ottimo standing", "perfetta padronanza della lingua inglese", e trovarvi commesse che sventrano indistintamente tutte le vocali, o che lanciano "H" aspirate come fossero shuriken.

3 commenti:

  1. Cara MariaCarla,
    innanzitutto, ti chiami come la modella preferita anche da me.
    In secondo luogo, volevo dirti che ti trovo raffinata e bellissima.
    E in terzo luogo, io sono sardo e ho un accento buffo e divertente. Tu cosa ne pensi?

    Un bacione grossogrossogrosso.

    Tuo BS

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  2. Che se l'accento è presente ma non troppo marcato, non fa nulla tesoro :)
    altrimenti va' a far dizione, che ti fanno guarire.

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  3. Beh, dai... non concordo. Mi piace perdermi negli accenti, nei toni cantilenanti... svelano le origini, le radici, i paesi e le storie. in ogni accento io ci trovo sempre quella poesia naturale che accompagna una narrazione. Alla fine ci si abitua pure.

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