martedì 30 agosto 2011

Lanvin? Seriously?


Ok, il video è molto simpatico, soprattutto per il cammeo di Albert Elbaz, Creative Director della maison. E carino anche l'apparente imbranataggine danzereccia, però potrebbero dire a questi bellissimi e a queste bellissime modelle di sorridere ogni tanto? E' la stessa musica che te lo chiede...

venerdì 12 agosto 2011

Sono un Attimo in Magazzino...

Blog aperto e abbandonato dopo pochi post, evviva la costanza... Ad ogni modo non sono morta, ma sto in fase di trasferimenti vari. Roma, bella e puttana, è stata abbandonata al suo caos cronico e soffocante. Prossima tappa? Il nord. Non so quale, se il nazionale, o lo scandinavo. Intanto faccio finta di essere in ferie, fingendo di lavorare in un negozio che non c'è. See you soon (more or less).

martedì 17 agosto 2010

Filippine.

Dopo un'interruzione dovuta alle ferie, delle care clienti filippine (indovinate quindi dove sono andata?). Non è vero che ti capitano solo il giovedì pomeriggio e la domenica, quando non fanno le pulizie: ormai possono piombarti in negozio in qualsiasi giorno della settimana. Si muovono in gruppetti ben assemblati, sempre sorridenti e di buon umore, anche se non rumoreggiano eccessivamente. Alte un metro e un barattolo, rapide ti sconquassano l'appeso con gioiosa noncuranza, perché alle mensole del piegato per fortuna non riescono ad arrivare. I loro Gne-Gne-Pettere-Pettere si sovrappongono ipnotici, devono parlare sempre due o tre alla volta contemporaneamente, in una cacofonia di suoni a me incomprensibili, e notare che parlo 5 lingue e ne capisco altre 3 o 4 senza troppa difficoltà. Le vedi fresche e giovani, perché si mantengono proprio bene: complice le dimensioni minute, che spesso le obbligano a comprare da Benetton 0-12, possono arrivare a 40 anni con le sembianze di una teenager sbarazzina, che avvicinandoti ti chiederà dove sia il reparto uomo, perché deve fare un regalo al marito. Invidio i loro capelli, lunghi neri e lisci e lucidi, di cui vanno orgogliose e fiere. E poi le transessuali più belle le esportano loro, non i brasiliani.

venerdì 30 luglio 2010

Contrattempi.

Ieri Roma si è fermata per una mezza giornata. Alle 9 di mattina circa un poveraccio ha deciso di sdraiarsi sulle rotaie della Metro A alla fermata di Piazza Vittorio e di morire bloccando il traffico in entrambe le direzioni. Il trasporto pubblico è stato completamente paralizzato gettando in una pozza di angoscia chi per lavorare viaggia giornalmente in direzione sud-est / nord-ovest, e viceversa. Io dovevo essere in negozio alle 11, quindi alle 10 ero già dentro il treno bianco e arancio, dove ho sostato per una decina di minuti buoni prima che una voce scocciata annunciasse che a causa di un incidente la linea era completamente bloccata. Cazzo. Salgo in superficie sulla Tuscolana e telefono immediatamente alla responsabile, che sa bene cosa è successo, anche lei ha ritardato di mezz'ora. Aspetto la "navetta sostitutiva". Che dopo trenta minuti ancora non arriva. Atac ti odio. Visceralmente. Passa solo un piccolo bus stipato in ogni pertugio di gente accalcata e sofferente, ma agguerrita a non mollare la presa. A un certo punto accosta un'auto, si abbassa il finestrino e si affaccia una signora sui cinquanta: "che ve serve un passaggio?". Angelo divino: io e altre due signore corriamo raggianti verso l'auto della salvezza. La signora è logorroica, ma ovviamente si fa buon viso e si annuisce e si sorride tra un fiume di parole e un altro. Arriviamo all'altezza di Colli Albani, dove la gentile signora decide di parcheggiare per prendere un autobus, che da lì ne passano parecchi per arrivare in centro. Macché. Tutti cancellati per tramutarli magicamente in navette. Quindi io e le mie improvvisate compagne di viaggio, insieme ad altri poveri pendolari, ci scapicolliamo verso la fermata giusta e saliamo sul primo mezzo a motore disponibile. Senza aria condizionata. Un viaggio della speranza, tra turisti allucinati e persi, signori che bestemmiano al telefono e dopo continuano a leggere la Bibbia (giuro!), ragazzine che fingono di non vedere la vecchina affannata per non cedere il posto, tutti a lamentarsi di quanto il servizio pubblico a Roma faccia schifo. Come dar loro torto? E' bastato un incidente per mandare in panico l'intera linea degli autobus. Che poi mi dico, ti vuoi suicidare? Mi dispiace che tu sia arrivato a una scelta così drastica. Ma perché decidere di lasciare questo mondo di lacrime facendo sì che 250 mila persone (stima a braccio) inveiscano contro l'animaccia tua? L'ultimo disperato gesto ha devastato il tuo già martoriato karma, e chissà in cosa ti sarai reincarnato, visto che i romani (e non) bloccati sicuramente non saranno stati gentili con te. Vuoi suicidarti? Sparati. Vuoi che sia un gesto eclatante? Datti fuoco. Una preghiera la tirerai su.

martedì 27 luglio 2010

Iniziali.

Giornata tranquilla, la pausa pranzo la spreco in giro in centro per cercare qualcosa di inutile da non comprare. Passo in Piazza di Spagna a salutare la mia carissima amica Jo. Nel suo negozio poco dopo entra un signore cinese alto e dinoccolato sulla quarantina, che con un buon italiano chiede una semplice informazione.
Cino: Scusate, dove è negozio L.V.?
Io e Jo, e l'altra commessa, ci guardiamo un po' perplesse. Non ci viene in mente nulla.
Cino: Negozio qua vicino, L. V. Livorno Venezia.
Io: Mi dispiace, sa che cosa vende?
Cino: L.V., molto famoso, borse.
Stupore e incredulità.
Cercava Louis Vuitton!
Ma santa miseria, il tuo paese è il più grande esportatore di tarocchi con la mitica stampa su vinile, e mi chiedi dove sta il negozio Livorno Venezia???

domenica 25 luglio 2010

Prendi Questo!

La mia cara amica Brigit (si legge Bri/ghi/t, è tedesca) ha circa la mia età, lavora in una gioielleria, ed è alta oltre un metro e ottanta. Il peso non è dato sapere, ma è sicuramente over, e di parecchio. Ha gambe marmoree e lunghissime, dritte e muscolose, dalle ginocchia rotonde senza un segno, e adorando come me i tacchi vertiginosi, raggiunge vette impensabili di altitudine e stile. Diciamo che il problema potrebbe essere è la circonferenza di vita e fianchi, che la fanno accomodare su un sedile e mezzo della metro (ma lei è educata, e se c'è tanta gente non si siede quasi mai), e due tette che basterebbero a sfamare il reparto neonatale del Bambin Gesù per una settimana. Ha un viso rotondo e florido, sempre sorridente, contornato da lunghi boccoli castano scuro con riflessi rossi, usa sempre la stessa tinta e non cambia mai, e vi abbina trucco e rossetto, il tutto per risaltare due occhi vivaci e glacialmente azzurri. Si veste sempre per valorizzare seno e gambe, e nascondere per quanto possibile l'esubero equatoriale, e ci riesce egregiamente, soprattutto con fantasie rigorose e borse firmate di grandi prezzi e dimensioni.
Macina uomini come fossero sacchetti di fonzies, senza mai dimenticare di leccarsi le dita. L'altro giorno mi raccontava di come ha rovinosamente ucciso l'ego del malcapitato di turno.
LUI: "Mi dispiace Brigit, ma... sei troppa, non mi sentirei a mio agio ad uscire insieme con te."
LEI: "E ki fuole uscire? Io folefa zolo scopare, ma tu non è tanto pravo con quello cozino che hai."
Come non amarla?

mercoledì 21 luglio 2010

Manicure.

I due uomini, cinesi sulla quarantina, entrano in negozio senza salutare. Non parlano né mandarino né cantonese, e sono vestiti con delle t-shirts troppo larghe, anche se di Armani e di Moschino, e con dei pinocchietto dal colore indefinibile. Ai piedi dei sandali di pelle incrociati, logori, un paio nero e uno marrone. Hanno barbette rade ma ben curate, e capelli tagliati decentemente. Il loro dialogo si concentra, senza mai sovrapporsi, mentre guardano, toccano, maneggiano e buttano in giro pantaloni e jeans come fossero canovacci da cucina. Le loro unghie sono più lunghe delle mie, curate bianche e limate a punta (io modestamente ho una french molto discreta), ma fanno comunque abbastanza schifo. Chiederò poi a una mia collega di Hong Kong per quale motivo anche gli uomini si facciano crescere le unghie delle mani in quel modo, e la risposta è illuminante: tradizione secolare, per le classi più abbienti era un modo per ostentare il non dover ricorrere a lavori manuali di basso retaggio, dimostrando di essere superiori. Ha senso. Ma fa comunque senso.